No, grazie

MODUS CREANDI

lunedì, luglio 31, 2006

Il potere dei media

Sia che si definiscano "liberal" oppure "conservatori", i principali media sono grandi aziende, possedute da (e strettamente legate a) società ancor più grandi. Come altre imprese, vendono un prodotto a un mercato.
Il mercato è quello della pubblicità, cioè di un altro giro d'affari. Il prodotto è l'audíence. I media più importanti, quelli che stabiliscono le priorità a cui gli altri devono adattarsi, vantano un prodotto in più: quello di un pubblico relativamente privilegiato.
Abbiamo quindi delle grandi imprese che vendono un pubblico piuttosto benestante e privilegiato ad altre imprese. Non stupisce che l'immagine del mondo che esse presentano rifletta gli interessi ed i valori ristretti dei venditori, degli acquirenti e del prodotto.
Altri fattori intervengono a rafforzare questa stortura. I manager culturali (direttori, autorevoli editorialisti, eccetera) condividono interessi e legami di classe con i loro omologhi nello stato, nel mondo degli affari e negli altri settori privilegiati. Infatti, tra le grandi imprese, il governo e i media si verifica un continuo interscambio di personalità ai più alti livelli. La facilità di accesso alle massime autorità dello stato è fondamentale per poter conservare una posizione competitiva; le "soffiate" o le "indiscrezioni", per esempio, sono spesso invenzioni o distorsioni fabbricate dalle autorità con la collaborazione dei media, che fanno finta di non conosceme l'origine.
In cambio, le autorità dello stato esigono cooperazione e sottomissione. Anche gli altri centri di potere hanno i loro strumenti per punire le deviazioni dall'ortodossia: metodi che possono servirsi del mercato azionario o anche di un vero e proprio sistema di calunnia e diffamazione.
Il risultato, com'è ovvio, non è perfettamente uniforme. Per essere funzionari agli interessi del potere, il panorama mondiale che i media sono chiamati a rappresentare deve essere abbastanza realistico. E talora l'integrità e l'onestà professionale interferiscono con la missione suprema. I migliori fra i giornalisti sono, di solito, abbastanza consapevoli dei fattori che danno forma al prodotto dei media, e cercano di sfruttare tutte le aperture che trovano. Ne consegue che si può imparare molto da una lettura critica e scettica di quanto prodotto dai media.
I mass media sono solo uno degli elementi del più vasto sistema dottrinale: ne fanno parte anche i giornali di opinione, le scuole, le università, gli studi accademici eccetera. Oggi siamo particolarmente consapevoli del ruolo dei media, soprattutto di quelli più prestigiosi, perché essi sono stati esaminati diffusamente da coloro che analizzano criticamente le ideologie. Il sistema nel suo Complesso non è stato altrettanto studiato perché è difficile fare una ricerca sistematica. Ma ci sono ottime ragioni per ritenere che esso rappresenti gli stessi interessi dei media, come è lecito aspettarsi.
Il sistema dottrinale, che produce quella che viene chiamata "propaganda", quando la fanno i nostri nemici, mira a colpire due diversi bersagli. Il primo viene talvolta chiamato "classe politica": quel 20% circa di popolazione relativamente istruita, più o meno articolata, che svolge un qualche ruolo nel meccanismo decisionale. Che costoro accettino la dottrina è vitale, perché occupano una posizione tale da poter definire le direttive e l'attuazione dell'azione politica.
Poi c'è il restante 80% circa della popolazione. Sono i "semplici spettatori" di Lippman, di cui egli parla come del "gregge disorientato". Da loro ci si aspetta che obbediscano agli ordini e si tengano fuori dai piedi della gente importante. Sono il bersaglio degli autentici mass media: i giornali popolari, le situation comedy, il Super Bowl, eccetera.
Questi settori del sistema dottrinale servono a distrarre il popolo ancora grezzo ed a rafforzare i valori sociali fondamentali: la passivítà, la sottomissione all'autorità, la virtù suprema dell'avidità e del profitto personale, l'indifferenza verso gli altri, il timore dei nemici, reali o immaginari, eccetera. Lo scopo è di fare in modo che il gregge disorientato continui a non orientarsi. Non è necessario che si preoccupino di quel che accade nel mondo. Anzi, non è desiderabile: se dovessero vedere troppo della realtà, potrebbero farsi venire in mente di cambiarla.
Ciò non significa che i media non possano farsi influenzare dalla società civile. Le istituzioni dominanti - politiche, economiche o dottrinali che siano - non sono immuni dalle pressioni esercitate dall'opinione pubblica. Anche i media indipendenti (alternativi) possono svolgere un ruolo importante. Sebbene dotati (per definizíone) di scarse risorse, acquistano importanza allo stesso modo delle organizzazioni popolari: unendo le persone con risorse limitate che, interagendo tra loro, possono moltiplicare la loro efficacia e la loro comprensione - il che costituisce esattamente quella minaccia democratica tanto temuta dalle élite dominanti.

da Noam Chomsky "I cortili dello Zio Sam"

giovedì, luglio 27, 2006

VI ASPETTO!

martedì, luglio 25, 2006

Attenzione alla forma. Ma chi fa attenzione?

Si parla tanto in questi anni di poca attenzione alla sostanza, ai contenuti, ai cosiddetti "valori" (parola che per il troppo uso ha perso di lucentezza), a vantaggio invece della forma, della superficialità, del contenitore... Dibattito molto acceso anche nella nostra Italia modaiola, ma mi sorge improvvisamente un dubbio: atre culture vengono spudoratamente criticate e soprattutto punite dai Benpensanti di esasperazione della forma, di esagerazione dell'esteriorità a svantaggio dei VALORI più importanti dell'uomo; certe culture vengono condannate dai BENPENSANTI di essere solo per il consumismo d'avanguardia, surreale e dirompente, per il marketing d'assalto a discapito dei "VALORI" essenziali e distintivi dell'uomo... scusate dimenticavo d'informarvi a proposito del mio dubbio che consiste in una situazione di paradosso: sempre in Italia, come mai chi fa certe considerazioni (il famoso BENPENSANTE) se vede una persona stramba camminare per strada o semplicemente indossare qualcosa di stravagante sgrana gli occhi mentre nelle stesse culture, precedentemente individuate e da lui boicottate, sempre per strada se c'è uno in mutande nessuno lo caga! Quindi, chi bada di più alla forma? Forse nella testa del BENPENSANTE BACCHETTONE i valori sono solo quelli che tiene ad interesse in banca. Per fortuna c'è la relatività. Io sono per la mutanda libera.

domenica, luglio 23, 2006

ZOOLANDER: un esempio di V.A.P.


Il V.A.P.: questo conosciuto.
Sigla di Vuoto a Perdere, il V.A.P. è l’evoluzione elitaria della vacuità umana, della superficialità alla stato genetico, dell’idiozia stratificata nell’io.
L’individuo V.A.P. vive del suo sé ideale e lo elargisce con generosità anzi ce lo propina in tutti i condimenti della vita. Vive su di sé, con sé, per sé, tutti noi siamo “un di più”… anche se senza di noi, lui non esiste.
La superfialità della corporeità spudorata, della fisicità insulsa e competitiva, dell’ambizione all’apoteosi dell’inettitudine.
Ben Stiller nel film Zoolander interpreta un V.A.P. che sguazza nel mondo della moda e si crogiola del suo essere… sciocco ed ingenuo...
Tutto preso a studiare profondamente le sue espressioni facciali che possano irrorarci il bene profondo del nulla mentale. Ma va? Le tante possibilità di espressività del viso si riducono ad una sola, seducente e accattivante mossa denominata dal V.A.P. Blue steel. Solo un’espressione facciale, solo poche parole del vocabolario per esprimersi, solo pochi concetti da esporre… in questa pochezza l’anima è serena, libera di volare e addirittura di salvare il mondo prorio come fa quella di Zoolander. Salvare il mondo, piuttosto involontariamente, dalla pura ragione del male.
E così questo povero ingenuo V.A.P è redento da tutti i suoi peccati di vanità e si erige come Paladino Antieroico del "nuovo bene"… ossia non faccio il male ma non faccio manco il bene così non ho responsabilità e nello stesso tempo, se proprio lo volete sapere, non faccio nulla e mi sforzo di meno. Il vuoto dentro, il V.A.P.

mercoledì, luglio 19, 2006

TESTAMENTO ANTIEROICO

TESTAMENTO ANTIEROICO
DI UN ARTISTA DI MERDA


Münchhausen
Lord Chandos
Zenone
il misirizzi di Barthes…
Io puzzo e sono zoppo
sono pieno di strappi
di strappi sui vestiti
come piaghe sulla pelle
sgualcito e pieno di pieghe
il nero sotto le unghie
fallacemente quintessenziato di droghe
che invece di sedarlo
acutizzano il mio dolore
sintomi di stagnazione

Completamente astratto, concettoso
non ho talento pratico:
completamente privo di talento pratico
ho idee
ma idee senz’utero
che non posso concretizzare
nate per una aborto reiterato
di una mente spontaneamente
votata al fallimento, autolesiva.
Abilissimo invece nel raziocinio
nel porre tesi/antitesi
glissando sulle sintesi, dribblandole
per fare goal fuori porta
oppure in quella sbagliata
credendo che la porta non sia un portale
che una porta non sia la porta
ma solo un altro modo di vincere...
... ma si può vincere anche perdendo:
implodere, dargliela vinta ora
al mostro che non riesco a defecare
non costituirebbe sconfitta
né tuttavia alcunché di eroico, di rivoltoso...
... è solo rivoltante ambiguità!

Se oggi non mi ammazzo
vuol dire solamente
che domani sarò ancora vivo.
So questo
non mi consola
ma mi agevola nel sopportare
questa mia situazione vissuta
tra delirio e lucidità
sino all’ultimatum che mi darò all’apice
del delirio o della lucidità
(che, all’apice, si equivalgono)

Proiettato e piroettante sull’orlo del baratro
scandaglio degli abissi
creatura dei fondali bui e profondi
allucinato di sincronie
sperso in simboli e segni
di niente
di niente che dall’alto li correli:
la menzogna dell’iperuranio
un vaso di pandora di concetti
un vaso
– vuoto –
pieno
di concetti
il mio male di tutti i mali
concetti che non concludono
che vanno alla deriva
nel mare delle azioni non compiute
concetti al posto di azioni
che non reggono il peso del mondo
che nascono e si arenano
che non includono nel proprio dna
il cromosoma della volontà
il germe allora meglio si può dire
se di ogni azione si può quasi con certezza
dire che è vittima - e carnefice -
di manipolazione

Forse sono normale
un normalissimo disadattato
alienato di normalità:
perciò voglio sentirmi affetto
da qualcosa di sconosciuto?
per incoerenza alla base?
Incoerenza salvifica come piombo
nella base di un ludico guscio
che oscilla come fuscello al vento
e piegato migliaia di volte
e caduto migliaia di volte
e tornato ogni volta in piedi
per migliaia di ottave volte
pedina di un backgammon
contro cui si è accanito il destino
il capriccio dei dadi avversari
contro avverso destino non c’è
strategia che la spunti
l’equilibrio è risorsa interiore
instabile, esauribile energia
è stare sopra il bar
in attesa che passi il dolore
che giri la fortuna.
Dovrei allenarmi forse
pompare i muscoli della mia anima
riempirli di steroidi
non aspettare più asteroidi apocalittici
che piovano dal cielo come nemesi
ma pure per far questo dovrei avere
la forza.
Il mio è un sacrificio ostinato e solitario
un’auto-immolazione
un’auto-punizione
che ha bisogno del silenzio dentro e dal di fuori
e dell'azzeramento di ogni sogno
per poter funzionare

Al colmo della crisi
la negazione come soluzione
dissoluzione graduale di ogni concetto
di ogni teoria di ogni tecnica di ogni retorica
la persuasuione che esiste un mondo migliore
ma bisogna lasciare - o abbattere - questo
per poterlo raggiungere

Questo disgusto per il sistema
così com’è, erroneamente, configurato
questa nausea ribollente
per l’esistenza che non ha un centro
ma solo falsi centri dappertutto
mi porta solamente a disdegnare
di uscire dalla palude
tirandomi per i capelli...
... i miei stessi capelli
(paradosso possibile al limite
in una vecchia favola
così bene narrata e fantasiosa
che pure se sei cosciente
di non poterci credere
comunque ti piace crederci):
non ne vale la pena
preferisco annegare nel magma
dell’autodistruzione
al prendermi la briga di salvarmi
per poi essere smantellato in catene di
s…montaggio
magari riciclato
soggetto assoggettato, oggettivizzato
oggettificato
prodotto in vendita all’ipermercato
palco di tutti i palchi, fiera
di un'epistemologia in svendita

Non è logico questo tormento
non è in linea col mondo
il mondo lo rifiuta
lo demonizza lo mette al rogo
ma lui si stigmatizza già abbastanza da sé
(ero a Port Bou ero a Campo dei Fiori…)
o è solo un’altra delle tante
nevrosi ed isterie
paranoie schizofrenie
- si aggiunga ciò che si vuole -
che dispone di me, fa di me
un lemure vagante sulla terra
esangue, in cerca di vita
diviso dalla vita
carnascialescamente paludato
in difesa di un’immagine inesistente
di un’identità irraggiungibile:
la verità una maschera anch’essa
celata da altre maschere fittizie
ma per questo meno bugiarde
almeno loro sincere, nel mentire

Pseudologo per noia per lo più
impastoiato di filtri letterari e filosofici
l’arte come una faccia
un’altra faccia ma ben truccata
dell’impostura che impera ovunque
l’essere quale fonte (era acqua di fonte,
ora è venefica, è intossicata e ti disidrata)
precipua di malessere
laddove è all’avere e all’apparire
che si concede il credito più cospicuo
su cui si costruisce capitale
e si edificano capitali.
Sull’altro piatto della bilancia
si trova tuttavia un’altra finzione
un’altra vana finzione
estetica esistenziale
un culto del sublime in negativo:
malato è chi ai colori
nelle fotografie
preferisce il bianco e nero
per cupidigia di nostalgia
d'essenza inaccessibile...
... Ma senza le parole
ad ingombrare, ad oscurare i varchi
verso la presa, verso il possesso
del cuore delle cose
è peggio o meglio?

Questa è la sindrome
la sindrome non è diagnosticabile
non riesco a venirne a capo
ho qualcosa che non va, non so cos’è
qualcosa nel capo
che mi logora le sinapsi
qualcosa nel corpo
che neutralizza i miei sensi

Posso solo pensare
a causa di questo virus
contratto con un demone bellissimo
brutale nell’amplesso sodomita
oppure regolarmente barattato
col diavolo in persona
novello faust gli ho venduto l’anima
ma il diavolo mi ha truffato
in cambio mi ha lasciato
le spine di una rosa
avrei dovuto forse donarla a dio
consacrarla all'amore
ma purtroppo non credo nel bene
si dà il caso che credo invece nel male
più facile e più utile
in questo atro teatro
dove scegli se essere spettatore,
dirigere o subire l’azione

Posso solo procedere
tra boschi di pensieri
su sentieri sconnessi di parole
a piedi nudi su ciottoli taglienti...
... eppure non mi frantumo
per recondita speme residuale
mi sfibro sino a che non avrò
più nulla da dire
e i miei pensieri saranno
i battiti di un conto alla rovescia

Ma neanche queste sono le parole decisive.



Postato da Merda d'Artista

sabato, luglio 15, 2006

Il nostro PLANETOIDE

MC ESCHER

giovedì, luglio 13, 2006

Interceptor MAD MAX

mercoledì, luglio 12, 2006

MAD MAX 3, OLTRE LA SFERA DEL TUONO

Titolo Originale: MAD MAX BEYOND THUNDERDOME
Regia: George Miller, George Ogilvie
Interpreti: Mel Gibson, Tina Turner, Bruce Spence, Frank Thring, Angelo Rossitto
Durata: h 1.47
Nazionalità: Australia, USA 1985

Civiltà postatomica. Max si ritrova in una città lussuriosa, Baster Town, dominata dalla regina nera Aunthy Entità. Sarà costretto ad un duello da cui uscirà vincitore e per questo poi sarà espulso dalla città e abbandonato nel deserto. Qui sarà aiutato da un bambino che lo condurrà in seno ad una strana tribù di bambini che, sopravvissuti ad un disastro aereo, vivono senza adulti e senza cognizione del passato. Mad Max, a capo del gruppo dei bambini ritorna a Baster Town e ne distrugge gli impianti produttivi. I bambini poi riescono a scappare e ad arrivare nella città in cui hanno sempre sperato, una città dove ricominciare, mentre Mad Max ritorna a peregrinare.
Questo film è una apologia per la società tecnologica che provocò l'olocausto nucleare. In quest’ambientazione postapocalittica la tecnologia viene ancora vista positivamente.
La città di Bastertown rappresenta la cupidigia e l’uso errato della tecnologia. L'altra mini-società è l'idilliaca 'valle perduta' dei bambini; il luogo nascosto e chiuso in uno scrigno da bambini, bozzolo del nuovo futuro, ancora estremamente fiducioso in quanto senza memoria del passato. Quelle poche testimonianze di una vita tecnologica lontana, non fanno che alimentare la curiosità in loro di evoluzione. Uno degli aspetti di questa parte di film è il deterioramento linguistico e i relitti tecnologici, rotti, confusi e incompresi ne costruiscono la proto-mitologia. Il bisogno di scienza e tecnologia rappresenta per i bambini la prova positiva che la loro tecno-civiltà mitica è reale. Sono i lluminati solo quei bambini, che rifiutando la saggezza convenzionale della tribù e gli avvertimenti minacciosi di Max, lasciano la valle. Gli altri per paura rimangono (nello stagnamento della vita bozzolo-ragnatela). E’ prorio Max che però li costringe inizialmente all’inazione. Max rappresenta le due civiltà neè memore. Sarà però lui, che accortosi della fiammella che arde in quei pochi che credono nel cambiamento, a guidarli lontano. Max è un duce temporaneo, il traghettatore nella valle del futuro, ed è rappresentato sempre in movimento. C'è la deprimente possibilità che di nuovo, un giorno, questi ragazzi avranno la conoscenza e la capacità di fare le stesse cose terribili; almeno stanno ricercando la verità e non il comfort. La proibizione è un modo abbastanza scarso per limitare il comportamento umano nella nostra società occidentale orientata verso la libertà, e ogni sforzo per proibirne la curiosità tecnologica non avrà mai successo.

martedì, luglio 11, 2006

CONTROLLO E VENDETTA

Those who control the past, control the future;
Those who control the future, control the present;
Those who control the present, control the past.
George Orwell - 1984

domenica, luglio 09, 2006

L'esorcismo di Emily Rose: prove tecniche di destabilizzazione mediatica

Titolo: The Exorcism of Emily Rose

Regia: Scott Derrickson Sceneggiatura: Scott Derrickson, Paul Harris Boardman

Fotografia: Tom Stern

Interpreti: Laura Linney, Tom Wilkinson, Campbell Scott, Colm Feore, Jennifer Carpenter, Mary Beth Hurt, Henry Czerny, Shohreh Aghdashloo, JR Bourne, Joshua Close, Aaron Douglas, Duncan Frazer, Lorena Gale, Taylor Hill, Chelah Horsdal, Katie Keating, Darrin Maharaj, Marilyn Norry, Marsha Regis, Liduina Vanderspek, Andrew Wheeler, Arnold Cheng

Nazionalità: USA, 2005

Durata: 1h. 59'

Il film (grande successo ai botteghini americani), tratto da una storia vera, racconta la storia di un esorcismo fallito. Triangolazione perfetta di personaggi: il prete , l’avvocatessa e la posseduta; paradigma di fede, razionalità scettica e dubbio mistico (schizofrenia o possessione). Emily è a metà strada degli altri due personaggi. "I demoni esistono, sia che voi ci crediate o non ci crediate" è l’affermazione del prete per dissipare il dubbio.
Il film è presentato come un legal horror in cui l’avvocatessa agnostica, per far assolvere il sacerdote che difende dall’accusa di omicidio, deve sostenere la tesi della possessione e lo farà servendosi di motivazioni - non religiose o spirituali ma - antropologiche.

E fin qui nulla di “strano” per una impostazione orrorifica ma …

Ci sono delle banalità e cadute di stile, tipo l’effetto macelleria o l’utilizzo smodato di effetti sonori, che relegano molto spesso il film nella gabbia dello stereotipo… se possibile da evitare.
Eppure si sottolinea la “true story”, allora come mai tutte queste banalità?
Cosa bisogna far “passare” del film tanto da essere camuffato?

Nella versione italiana del film, c'è la sequenza del giardino in cui Emily Rose ha un'apparizione; la ragazza parla con la Madonna che le dice di essere stata scelta per sopportare tutto questo enorme sacrificio in modo da essere un esempio di fede. Rafforzamento della fede con il sacrificio di tenersi il diavolo dentro e farsi distruggere la carne fino alla morte. Un sacrificio, anzi la scelta del sacrificio.
Nella versione americana del film, che si può vedere nei contenuti extra del dvd di Emily Rose, la stessa apparizione ha un altro protagonista: Gesù. E' Gesù che parla a Emily e le chiede il sacrificio che lei accetta senza ripensamenti.

Perchè questo cambiamento nella traduzione italiana... eppure nella nebbia s'intuisce la figura di Gesù.. è un uomo nella nebbia non una donna.

In Italia allora certi messaggi destabilizzanti non devono passare attraverso la voce di Gesù.
Capiamo allora il perchè della destabilizzazione

  1. Nell'aria internazionale si respira una sorta di tentativo di destituzione del potere della chiesa cattolica
  2. Iniziamo con i film, con i libri e con le scoperte archeologiche... tutti pieni di coincidenze.
  3. Emily Rose, Il codice da vinci, Il vangelo di Giuda etc.

La figura sacra chiede continuamente sacrifici, che non si capisce bene a cosa portino... una fede rinnovata perchè ti tieni il diavolo dentro? Una richiesta di tradimento per avvalorare l'idea del mito? Tutto a scopo e interesse del matenimento del potere subdolo della Chiesa. Una Chiesa falsa basata su sacralità ingegnosamente costruite.

Se tutto questo passa nei messaggi mediatici è davvero molto grave. Il vuoto della religione è perdità di stabilità a vantaggio di brutalità e istinto puro. E' in questa condizione che si insinua il telecomando e la guida psichica del nuovo potere. Del nuovo ordine mondiale sterile e decisamente involutivo.

Attenzione la scena del giardino è la stessa della locandina del film: scena chiave.

sabato, luglio 08, 2006

PERCHE' LA CHIESA ODIA IL CODICE DA VINCI

I risultati di questo studio sono pubblicati di seguito.

Ad esempio, nel capitolo 8, l'autore racconta che il protagonista del libro sta compilando il 730 ma per errore firma la donazione dell'8% agli avventisti anziché alla chiesa cattolica. Vibranti proteste dal mondo ecclesiastico.

Più avanti, nel capitolo 13, ambientato a Milano, Leonardo Da Vinci in cima a una scala a pioli sta affrescando il Cenacolo ma perde l'equilibrio, cade a terra di schiena e sottovoce pronuncia la frase “Maremma bucaiola”. Il che ad alcuni ricorda una bestemmia. Vibranti proteste dal mondo ecclesiastico.
Leggi ancora...
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venerdì, luglio 07, 2006

Donnie Darko: impressioni da cult movie

Non è possibile sempre collocare un genere di fim in una categoria ben definita, con contorni netti e con una fase criptica che, poi, rivela finalmente la sua logica.
Donnie è slipstream: la sua inquietudine che salta nel mondo fantastico-fantascientifico, spostandosi poi in quello esoterico-orrorifico, vorrebbe approdare in uno stato realistico-psicologico.
A mescolare il tutto, lo sguardo ipnotico del suo interprete che cerca, nella telecamera, conforto.
Donnie sfugge all'ipnosi e la riversa sullo spettatore. Il suo magistrale regista, Richard Kelly, lo colloca nel limbo di quegli inquieti- reali-irreali "concettosi" personaggi che abitano la TERRA.
Donnie è carico infatti di esperienze psicologiche, carico di essere, impacciato e timido nella forma e nello stesso tempo consistentemente voluminoso e trasparente.
Donnie vede un'anima in tutti noi, che si agita e corre sui confini di mondi alternativi fatti però di scelte esatte, tutte quelle scelte che faranno di lui un movie e di noi esseri viventi un cult.

mercoledì, luglio 05, 2006

Caso o caos?

Il fisico Giuseppe Zito fornisce una spiegazione adatta anche ai 'profani':

"In matematica esiste questa astrazione che sono i numeri reali: astrazione perchè essi hanno precisione e informazione infinita e perciò sono impossibili da realizzare nella vita reale. Infatti i numeri risultato di misurazioni sono di necessità finiti come lo sono i numeri cosiddetti reali nel calcolatore.
I matematici e i fisici non si erano resi conto che questa piccola differenza può provocare il caos. Da notare che questo tipo di caos prodotto da algoritmi semplici non va confuso col caso dove non esistono algoritmi per riprodurre i risultati osservati: ad esempio i risultati del lotto. Per distinguere i due casi si parla di caos deterministico quando esso è prodotto da leggi semplici, e di "caso" quando l'unico algoritmo possibile è quello di enumerare tutti i risultati ottenuti senza che sia possibile prevedere quelli futuri.
Il fatto che il caos sia possibile con leggi semplici è stata una grande scoperta ed ha fatto sperare che alcuni fenomeni finora considerati casuali (cioè impossibili da descrivere se non con leggi statistiche) siano in effetti dovuti a leggi semplici (ad esempio l'andamento della Borsa).
Ce ne siamo resi conto col calcolatore che usa numeri approssimati come la realtà."

martedì, luglio 04, 2006

Se George Orwell fosse vivo

"Se George Orwell fosse vivo rimarrebbe affascinato dalla varietà di situazioni in cui, al giorno d'oggi, vengono utilizzate tecniche di manipolazione del pensiero e di "cattura della mente". Il suo genio si focalizzò su come il linguaggio, e non la forza fisica, poteva essere usato per manipolare la mente. In realtà nelle scienze comportamentali esistono evidenze sempre crescenti che dimostrano che un Grande Fratello sorridente ha più potere di influenzare il pensiero e la capacità decisionale di una persona visibilmente minacciosa. Come dicono le ultime parole del profetico libro di Orwell, "Egli amava il Grande Fratello".
Tratto da "Il mito del "Non io": Orwell e la Mente" di Margaret T. Singer, Professore Emerito Aggiunto, Facoltà di Psicologia - University of California, Berkeley

Peppiniade

Padre di tutti i padri.
Giuseppe. Nome antico quanto il mondo.
Per gli amici Peppe, Peppino, Peppone, Peppinello, Beppe, Bepi, Beppino, Beppone, Pepper, Nino, Pino, Pinuccio, Pinuccietto, Pinolo etc. Chissà quale sarà la storia di ogni persona che ha così tante possibilità di nomignoli.

Chiunque voglia aggiungere alla lista altri soprannomi può faro in questo noBlog... magari raccontando una sua piccola Peppiniade.

Che lo sforzo sia con voi allora!

lunedì, luglio 03, 2006

Stati di conoscenza alterati

Stati di conoscenza alterati dalla presunzione.
Tutti sanno tutto: iperinformati, ipertecnologici, iperaddestati ai luoghi comuni... a quelle risposte di convenienza, opportunisti scontati. Iperfrustrati, iperattivi, ipernutriti, ipermercati e ipermercanti senza prodotto.
Esaltati, depressi e deprimenti, convenzionati, alternativi, cercatori motivazionali, sostenitori motivazionali, guide del turismo psichico.
Adipe della coscienza, alterati nella conoscenza, vittime della scienza.

sabato, luglio 01, 2006

Ma vedi! La superficialità come pace interiore



C'è chi subisce passivamente un'onda di mediocrità nell'ingenuo e tranquillo mare della superficialità.
Questo mare si scuote solo quando qualche essere lo infastidisce con le sfumature della vita... e che fa poi? Gli restituisce calma piatta.

Gente a basso consumo, standby neuronale, sinapsi scioperate.
Si vive meglio così. Si! Senza quelle interlinee che evolvono l'umanità! Nè avanti nè indietro, siamo li fermi. Dai che ci godiamo la pace eterna. Nessun valore, nessuno sforzo, niente: risultato del nulla... sarà stato così prima del big bang... la grande esplosione dell'inizio è stata dunque la reazione fanculizzante di tutto ciò che, nato per muoversi, è stato costretto a fare l'asteroide demente, il pezzo staccato dal nulla, la cellula impazzita. Kaos, teoria degli elementi con l'illusione di aggregarsi per ritornare nella singletudo. Ma è l'illusione che fa la differenza! TUTTO SI TRASFORMA NEL PANTA REI. E' la natura dell'universo che vuole lo stress, altro che calma piatta.

Ma come scegliamo aut aut se siamo out out: di fuori. Fuori da noi stessi, senza sapere nemmeno dove eravamo prima.
Da dove veniamo, dove andiamo... ma quando cavolo arriviamo?
e soprattutto se proprio vuoi fare l'involutivo: ma vai a cavare... un ragno da un buco nero!